sabato 31 gennaio 2015

CONSIGLIO - Il vigneto da Vinci di Giovanni Negri (Piemme)



Nella Milano che vive l’attesa febbrile dell’Expo, la scomparsa del professor Attilio Scienza, a sole due settimane dal suo discorso inaugurale della grande manifestazione, non è certo una buona notizia. Perciò al Viminale hanno subito pensato a lui: schivo, in perenne conflitto con i giornalisti che non ama, di poche chiacchiere e molti fatti, Cosulich è l’uomo che risolve i casi in tempi record. Il commissario si mette sulle tracce dello scienziato e subito comprende che il movente si cela in una scoperta di Scienza, ma le piste sono tante: la ricerca e il business agroalimentare globale, la genetica, gli ogm, in un turbinio di personaggi – ambigui o pittoreschi ma sempre avidi – che ruotano intorno all’evento di risonanza mondiale. Su tutte, Cosulich è però affascinato dall’interesse dello studioso per il vigneto appartenuto nel lontano Rinascimento a Leonardo da Vinci. Quasi un’ossessione, quella di Scienza, per il giardino nel pieno centro di Milano dove il genio produsse realmente il suo vino, mentre dipingeva l’Ultima cena.

Giovanni Negri - Produce Barolo, Chardonnay e Pinot Nero a Serradenari, nelle Langhe piemontesi. È stato segretario del partito radicale, parlamentare italiano ed europeo, fondatore dell’Osservatorio laico. Con Roberto Cipresso e Stefano Milioni ha pubblicato per Piemme Il romanzo del vino (2006), Vinosofia (2008) e Vineide (2009), tre libri che hanno cambiato il modo di concepire e scrivere di enologia. Ha esordito con successo come romanziere per Einaudi Stile Libero, nel 2010, con Il sangue di Montalcino, prima storia della serie che ha per protagonista il commissario Cosulich, seguito da Prendete e bevetene tutti (2012). Nel 2011 insieme a Elisabetta Petrini ha pubblicato per Mondadori il saggio Roma Caput Vini.

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