La gran parte dei condannati a
pene carcerarie torna a delinquere; la maggior parte di essi non viene
riabilitata, come prescrive la Costituzione, ma semplicemente repressa, e
privata di elementari diritti sanciti dalla nostra carta fondamentale - come ne
vengono privati i loro cari; la condizione carceraria, per il sovraffollamento,
la violenza fisica e psicologica, è di una durezza inconcepibile per chi non la
viva, e questa durezza incoraggia tutt'altre tendenze che il desiderio di
riabilitarsi; la cultura della retribuzione costringe le vittime dei crimini
alla semplice ricerca della vendetta, senza potersi giovare di alcuna autentica
riparazione, di alcuna genuina guarigione psicologica. È possibile pensare a
forme diverse di sanzione, che coinvolgano vittime e condannati in un processo
di concreta responsabilizzazione? Gherardo Colombo indaga le basi di un nuovo
concetto e di nuove pratiche di giustizia, la cosiddetta giustizia riparativa,
che lentamente emergono negli ordinamenti internazionali e nel nostro. Pratiche
che non riguardano solamente i tribunali e le carceri, ma incoraggiano un
sostanziale rinnovamento nel tessuto profondo della nostra società: riguardano
l'essenza stessa della convivenza civile.
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