L'arte
e la scienza «sono» libere, dice la Costituzione. E «devono esserlo». La
cultura asservita a interessi politici ed economici tradisce il suo compito.
Gli uomini di cultura devono guardarsi dalla più sottile delle insidie:
mettersi al servizio in modo non volontario e quasi inavvertito.
La
società non è la somma di rapporti bilaterali concreti, tra persone che si
conoscono reciprocamente. È un insieme di rapporti astratti di persone che si
riconoscono come appartenenti a una medesima cerchia umana, senza che gli uni
nemmeno sappiano chi sono gli altri. Come può esserci vita comune, cioè
società, tra perfetti sconosciuti? Qui entra in gioco la cultura. Dopo Fondata sul lavoro, Gustavo Zagrebelsky
prosegue la sua riflessione sui princìpi della Costituzione: al centro di
questa riflessione stanno le idee, la loro importanza nella nostra esistenza,
la gioia che possono procurare e i pericoli che ne insidiano l'autenticità.
Senza idee, non c'è cultura; senza cultura non c'è società. E, senza libertà
della cultura non c'è libertà della società.
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