Un
senzatetto viene trovato annegato alla periferia di Reykjavík. Un caso di poca
importanza, che la polizia archivia come morte accidentale. Nelle stesse ore,
una donna sparisce nel nulla dopo aver trascorso la serata in un locale del
centro. Un anno dopo, Erlendur, poliziotto alle prime armi assegnato al turno
di notte della stradale, passa lunghe ore a pattugliare le vie di una città
deserta, ore spezzate di tanto in tanto da una rissa, un furto, un incidente
d’auto, e non smette di pensare a quelle due persone scomparse. Convinto che i
due casi siano stati frettolosamente liquidati dai colleghi, Erlendur non
resiste alla tentazione di fare il detective: non solo si prende a cuore la
vicenda del povero Hannibal, ma è ancor più attratto dall’inspiegabile sparizione
della donna. L’inesperta matricola inizia così la sua prima indagine: raccoglie
indizi, interroga i famigliari e le persone coinvolte... Due casi che
riguardano due mondi lontanissimi tra loro: il triste sottobosco umano della
capitale, denso di miseria e sopraffazione, e la borghesia islandese, con le
sue ipocrisie e i suoi lati oscuri.
In
una Reykjavík descritta in un’insolita versione notturna, Arnaldur Indriðason
dipinge la figura di un Erlendur giovane e tormentato, ma già acuto indagatore
dell’animo umano e dei suoi angoli più nascosti.
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