Guantánamo,
Abu Ghraib, Bagram: sono nomi sinistri, che evocano scenari di umiliazioni,
vessazioni e sevizie usate nei confronti di detenuti. Sull'onda di queste e
altre analoghe vicende venute alla luce negli ultimi dieci anni, si è acceso un
dibattito che risulta sorprendente per ampiezza e vigore, ma anche scandaloso
per la domanda intorno alla quale ruota: è legittima e auspicabile la
legalizzazione della tortura? Una questione scabrosa, che gli autori affrontano
in modo diretto, mostrando la necessità morale e giuridica di una risposta a
tale interrogativo. Una risposta che è, senza eccezioni, negativa.
Ripercorrendo la storia e la dottrina della tortura, e vagliando lucidamente la
fitta rete di argomentazioni, principi e teorie impiegate a sostenerla o a
condannarla, gli autori fanno definitivamente il punto su un tema che a partire
dall'età dei Lumi sembrava destinato a restare bandito una volta per sempre, e
che invece è tornato inatteso alla ribalta nel nostro tempo.
Massimo La Torre insegna
Filosofia del diritto nell’Università di Catanzaro. Tra i suoi libri: «Norme,
istituzioni, valori» (Laterza, 1999), «Il giudice, l’avvocato e il concetto di
diritto» (Rubbettino, 2002) e «La crisi del Novecento» (Dedalo, 2006). Marina Lalatta Costerbosa insegna
Filosofia del diritto nell’Università di Bologna. Tra le sue pubblicazioni:
«Ragione e tradizione» (Giuffrè, 2000), «Il diritto come ragionamento morale»
(Rubbettino, 2007) e «Una bioetica degli argomenti» (Giappichelli, 2012).
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