giovedì 9 gennaio 2014

CONSIGLIO - Legalizzare la tortura? Ascesa e declino dello Stato di diritto, di Marina Lalatta Costerbosa, Massimo La Torre, Il Mulino 2013




Guantánamo, Abu Ghraib, Bagram: sono nomi sinistri, che evocano scenari di umiliazioni, vessazioni e sevizie usate nei confronti di detenuti. Sull'onda di queste e altre analoghe vicende venute alla luce negli ultimi dieci anni, si è acceso un dibattito che risulta sorprendente per ampiezza e vigore, ma anche scandaloso per la domanda intorno alla quale ruota: è legittima e auspicabile la legalizzazione della tortura? Una questione scabrosa, che gli autori affrontano in modo diretto, mostrando la necessità morale e giuridica di una risposta a tale interrogativo. Una risposta che è, senza eccezioni, negativa. Ripercorrendo la storia e la dottrina della tortura, e vagliando lucidamente la fitta rete di argomentazioni, principi e teorie impiegate a sostenerla o a condannarla, gli autori fanno definitivamente il punto su un tema che a partire dall'età dei Lumi sembrava destinato a restare bandito una volta per sempre, e che invece è tornato inatteso alla ribalta nel nostro tempo.



Massimo La Torre insegna Filosofia del diritto nell’Università di Catanzaro. Tra i suoi libri: «Norme, istituzioni, valori» (Laterza, 1999), «Il giudice, l’avvocato e il concetto di diritto» (Rubbettino, 2002) e «La crisi del Novecento» (Dedalo, 2006). Marina Lalatta Costerbosa insegna Filosofia del diritto nell’Università di Bologna. Tra le sue pubblicazioni: «Ragione e tradizione» (Giuffrè, 2000), «Il diritto come ragionamento morale» (Rubbettino, 2007) e «Una bioetica degli argomenti» (Giappichelli, 2012).




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