giovedì 11 dicembre 2014

CONSIGLIO - Le figlie dello speziale di Giancarlo Picci (Kurumuny Edizioni)



È una mattina assolata, come ce ne sono tante nell’estate salentina. Ora come negli anni Settanta, quando il Perugino, vicecommissario di origine umbra, fa il suo arrivo nella piccola stazione di Cursi. Con sé porta una valigia di cartone e un carico di nostalgia: il ricordo delle estati passate a Todi in casa dei nonni, la dolcezza delle sue colline, l’ amore per Chiara, la promessa sposa che lo attende a casa. È in una mattina come ce ne sono tante che nelle cave, appena fuori paese, lu ‘Ntoni Sparapuddhasci viene ritrovato morto ammazzato. Affiancato dall’instancabile ed esuberante ispettore Nino Sanscitarra, il Perugino si getta a capofitto nelle indagini, con l’equilibrio incerto di chi è ‘nuovo’. Dovrà confrontarsi con usanze inconsuete e scoprire il sapore del mare, districarsi fra soprannomi impronunciabili e guadagnarsi il rispetto del brusco commissario Vercelli, imparare a ridisegnare la geografia degli affetti e dei sensi, imbattersi nelle personalità del paese: il dottore e sua moglie, il veterinario di zona, il giovane parroco, la locandiera Marcella e il suo dolore. Soprattutto, farà la conoscenza dello speziale e le sue figlie, della loro bottega e del terribile segreto che custodisce. Velati da impalpabili foulard di seta, lo attendono un sospetto al profumo di zenzero, un amore al profumo di salvia, un segreto al profumo di alloro.

Un libro caldo, pieno d'amore per la terra, il sole, il cibo e le parole. Lo leggi come passeggiando, passando dall'ombra al sole, e mentre leggi cammini, segui l'intreccio, mastichi le parole e ti riempi gli occhi della luce pugliese, assapori il pesce e la verdura, annusi l'aria come un cane. E vivi. (Antonio Ferrara)

Un giallo avvincente che si legge tutto d’un fiato. Ubicato nella Puglia meridionale, tra Lecce e Otranto, il racconto affascina non soltanto per la trama intrigante che si conclude con un inatteso colpo di scena, ma anche per paesaggi e personaggi, odori e sapori tipicamente salentini che ne costituiscono lo sfondo. (Hubert Houben)

L’amore per il teatro di Giancarlo Picci emerge dal ritmo incalzante delle sequenze narrative e dalla creazione di personaggi fortemente segnati dalle passioni e dalle traversie della vita, che ben si prestano ad un adattamento teatrale o cinematografico. In particolare, il personaggio di Rosina affascina per la sua fragilità e sensibilità tanto da divenire simbolo-vittima delle relazioni umane. Infine, i paesaggi luminosi del suo Salento diventano la location privilegiata dell’azione. (Laura Lattuada)

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