La
detenzione amministrativa è un'eccezione rispetto al delicato equilibrio tra
potere politico e libertà personale disegnato dalle moderne costituzioni. Solo
per motivi di stringente necessità è consentito al potere esecutivo di
ricorrere a misure restrittive che, nel quadro dello Stato costituzionale di
diritto, sono una prerogativa esclusiva del potere giudiziario. In molti paesi
occidentali la detenzione amministrativa degli stranieri è tuttavia diventata
una pratica di controllo ordinaria che non ha bisogno di essere legittimata da
particolari emergenze. L'abuso dei poteri detentivi nel quadro della politica
migratoria ha sottoposto migranti e richiedenti asilo ad una sistematica
limitazione dei diritti, assoggettandoli a forme di restrizione della libertà
che offrono minori garanzie rispetto a quelle previste dal sistema della
giustizia penale. Il volume analizza il processo attraverso cui si è giunti ad
una normalizzazione della detenzione amministrativa, combinando la prospettiva
della teoria politica, della sociologia e della critica del diritto.
Particolare attenzione è dedicata al caso italiano, discusso alla luce
dell'evoluzione della normativa internazionale ed europea in materia di
migrazioni ed asilo, nonché del dibattito teorico sulla questione del rapporto
tra migrazioni, libertà e sicurezza nelle democrazie occidentali.
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