Il mestiere delle parole e il mestiere di acciaio si
incontrano e si scontrano in un ‘Monologo metalmeccanico’ scritto da Giuse
Alemanno, che lavora presso l’Ilva di Taranto, per confermare il suo vigore di
narratore. Tuttavia, le sue parole si ergono sopra gli schemi drammatici e
raggiungono uno straordinario esempio controcorrente di impegno culturale e
civile, ironico, lucido ed emotivo.
Nato a Copertino, 11 febbraio 1962, ha iniziato la sua
carriera con Racconti Lupi (Filo Editore, 1998) seguito da Solitari (Filo
Editore, 2001); Terra Nera - romanzo perfido e paradossale di cafoni e
d'anarchia (Stampa Alternativa, 2005); Le vicende notevoli di Don Fefè, nobile
sciupafemmine e grandissimo figlio di mammaggiusta, e del suo fidato servitore
Ciccillo (I Libri di Icaro, 2009); con Fulvio Colucci Invisibili – vivere e
morire all'Ilva di Taranto (Kurumuny, 2011). È stato vice-direttore de "La
Voce del Popolo".
Ha ricevuto numerosi premi per il suo lavoro di scrittore.
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