"La morte paga
doppio" uscì per la prima volta a puntate sulla rivista
"Liberty" - uno dei tanti pulp magazine dell'epoca - tra il febbraio
e l'aprile del 1936. Quando, poche settimane dopo, Joe Sistrom della Paramount
entrò nell'ufficio di Billy Wilder ingiungendogli di leggere subito quel
"thriller su una donna che uccide suo marito per riscuotere
l'assicurazione", ignorava di avere innescato, oltre alla lavorazione di
un grande film quale "La fiamma del peccato", un'inesauribile vena di
leggende. Come quella del curioso record stabilito da Wilder stesso, che divorò
il romanzo di Cain in cinquantotto minuti contro le due ore, cinquanta minuti e
sette secondi indicati dalla rivista come tempo necessario alla lettura. E si
potrebbe continuare a lungo, se non altro per spiegarsi il profumo di scandalo
che ancora oggi avvolge questo archetipo del noir, che ci attrae allo stesso
modo in cui il protagonista, pur sapendo che sarebbe più prudente
"mollarla come un attizzatoio rovente", è attratto dalla sua dark lady.
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