È il crepuscolo di una
sera di febbraio, i rami dell'oblio in giardino battono contro i vetri della
vecchia finestra di una casa. La porta d'ingresso si apre e compare Paul, in
mano una valigia con dentro le sue poche cose, le coordinate frammentate e
incerte della sua vita. E insieme a Paul, nella cucina calda e illuminata,
s'infila rapida, prima che la porta si richiuda alle sue spalle, anche
l'oscurità. La casa calda e accogliente è quella di Douglass, zio di Paul, di
sua moglie Lisa e dei loro tre figli: Norah, Tom, e Christopher. Paul viene da
una casa inospitale e tetra dove ogni cosa è oscura; un padre aggressivo,
brutale e anaffettivo; una madre amorevole ma troppo debole e impaurita; un
fratello morto in guerra, orgoglio del padre e incarnazione di tutto quello che
Paul non è e dovrebbe essere; e ha una strana anomalia: quando si agita e prova
emozioni che non riesce a gestire, diventa cieco, perde la memoria, ed è
ossessionato da un alter ego che abita le pagine del suo diario. Con l'arrivo
dell'estate, Paul sembra aver scoperto il suo talento: fotografare e, alla
ricerca di soggetti da catturare con l'obiettivo, è molto più felice di quanto
non sia mai stato. Ma quando la guarigione sembra ormai avvenuta, l'ombra del
passato torna nella figura del crudele padre, Angus, e dei sentimenti brutali
che Paul prova per lui. La voce di Josephine W. Johnson è pacata, composta,
profondissima e autorevole. Non urla, non sbraccia, non denuncia apertamente...
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